VOLONTARIATO SCOUT A CERNAVODA – IL MIO RACCONTO

 

28 Luglio 2001

Mia madre. E’ partito tutto da mia madre. Lei conosce il papà di Lorenzo. Lorenzo è venuto ad abitare a Povolaro da poco, da circa due anni. Ci siamo conosciuti (abitiamo a circa 300 metri l’uno dall’altro!).

Mia madre. E’ stata lei a parlarmi dell’idea Romania. “Ma perché non vai?, ho parlato con Giacomo, il papà di Lorenzo e se vuoi ti faccio conoscere suo figlio che è uno scout e partecipa a questo campo di volontariato”. Senza tanto pensarci risposi “SI” .

Cose che devono capitare, sono come guidate…

Oggi 28 Luglio, cerco di entrare nella giusta mentalità per questo viaggio-avventura. So che sarà dura ma nello stesso tempo entusiasmante ed arricchente.

Si va via con un paio di gruppi scout (S. Lazzaro e Creazzo) ed altre persone (prete, suore ed altri volontari). In tutti dovremmo essere una cinquantina. Lorenzo fa parte degli scout di S. Lazzaro. Abbiamo partecipato a delle riunioni per organizzare il tutto ma non bastano perché ci vuole una buona dose d’improvvisazione. Ci conforta il fatto che tale missione è stata eseguita anche 2 anni fa e ci siamo preparati con video e testimonianze passate.

Il viaggio in corriera è lungo. C’è un programma di massima; due giorni e mezzo per arrivare  a Cernavoda (30km dal Mar Nero) con fermata-visita di un paio di giorni di Bucarest. Ma come sara?

Cerco di immaginare, ho visto un video sulla Romania. Economia a pezzi (a parte le aziende sfruttatrici italiane), l’inflazione alle stelle (prezzi vestiari e della frutta come qui da noi), stipendi intorno alle 200mila lire mensili, molte strade ancora da asfaltare, malavita dilagante e un sistema che vuole essere capitalistico ma che non decolla. Carri con cavalli e muli che percorrono le strade sterrate, Steppa al di fuori delle grandi città. Campi sterminati. Il grande fiume Danubio con la sua foce. Il Mar Nero e un po’ di turismo sulle spiagge. Le montagne (Carpazi ed Alpi Transilvanie) e la Transilvania. La gente povera, le tradizioni, lo sfruttamento sessuale. Ceausescu e ciò che rimane del tiranno(sauro). Ma non si può immaginare. Racconterò!

Già, ma cosa andiamo a fare a Cernavoda??

Progetto: Dovremmo costruire e mettere a posto una scuola, dei frutteti, soprattutto incontrare la gente rumena che molto ha da insegnarci, animare le serate. Scambiare opinioni e farsi prossimi. Approssimare, avvicinare.

Racconterò! Lo prometto!

 

Questo è il programma di massima:

Lunedì 30 Luglio. Partenza alle ore 5.00 da S. Lazzaro. Noi ci troveremo alla sera prima ore 21 per dormire nelle sedi scout.

Martedì 31. Arrivo a Bucarest previsto in serata e sistemazione in una parrocchia della città

Mercoledì 1 Agosto. Visita di Bucarest

Giovedì 2. Partenza per Cernavoda e sistemazione

Venerdì e Sabato. Giornate di lavoro

Domenica 5 Agosto. Visita di Costanza e del Mar Nero

Lunedì-Mercoledì. Giornate di lavoro

Giovedì 9. Partenza da Cernavoda

Sabato 11 Agosto. Arrivo a Vicenza.

 

 

 

12 Agosto 2001, Il ritorno

 

Oggi, 12 Agosto 2001 scrivo questo resoconto. Non ho potuto scrivere quotidianamente in Romania ma solo appunti che ora raccolgo.

Vorrei scrivere poco (anche per evitare troppi errori grammaticali) ma so che alla fine verrà fuori un mattoncino…(o un “coppo”)

Adesso sono triste e un po’ di nostalgia mi assale. Mal di Romania? Sono stanco ma la stanchezza è sinonimo di pienezza, l’aver vissuto tutto in maniera completa, piena.

L’aver aiutato un popolo profondamente povero ma dignitoso e l’aver portato gioia e sorriso alla gente rumena mi da e ci da motivo di grande felicità. Ma ripeto, adesso sono un pò triste.

Mi rendo conto di avere fatto poco. Si perché in questo campo scout noi tutti abbiamo smantellato una casa, per far posto ad un asilo per buona parte del tempo in cui siamo rimasti a Cernavoda. Forse se avessimo avuto più tempo per incontrare la gente di strada…

E’ triste arrivare in Italia ed entrare in autogrill e nei soliti sistemi consumistici, alle solite code, al solito superfluo!!!

E comparando le cose, dà motivo di riflessione e di discernimento essere entrati nelle case di famiglie rumene; la loro accoglienza ci ha fatto capire quanto volevano bene, Si, ci vogliono bene, altrimenti non si sarebbero comportati come da veri amici-fratelli. Penso di avere trattenuto tutto quanto visto, provato e fatto provare laggiù.  Per questo scrivo subito, per non dimenticare nessun particolare anche se non credo sia possibile.

Già, immaginare non è vivere, Vivere è imparare a respirare, ascoltare, parlare con gli altri agli altri, aiutare. Non so se abbiamo aiutato più noi o loro ma comunque credo sia stata un’esperienza unica di unione tra italiani e rumeni. In fondo non siamo così diversi e distanti e credo che loro vogliono un aiuto non tanto economico quanto di presenza, di comunione, far capire che la Romania è anche lei in gioco con le sue tante  contraddizioni e difficoltà, la sua semplicità e la voglia di bussare all’Europa.

Vorrei tornarci presto perché penso che quel che abbiamo fatto, provato e fatto provare sia un piccolo ponte. LO SPERO.

 

 

“La nostra prima attenzione

nell’avvicinarci ad un altro popolo

ad un’altra creatura

ad un’altra religione,

è toglierci i sandali

perché il luogo a cui ci avviciniamo è sacro.

Altrimenti, potremmo trovarci

a schiacciare il sogno di un altro.

E, cosa ancor più grave

Potremmo dimenticare…

Che Dio era lì

Prima che noi giungessimo.”

 

“Domani sarà pieno d’aria fresca, di fruscio del vento tra gli alberi, di scoppi di risa, di parole scambiate allegramente. Addio genitori, amici, gente della città. Il sacco è pronto. Partire, abbandonare tutto, lasciare le solite cose. Comincia una nuova avventura. Se ci pensiamo bene, in fondo è Dio che chiama a partire. Nella Bibbia ci sono molti racconti, in cui Dio rivolge un invito perentorio a partire. Forse anche noi abbiamo ascoltato la sua voce”